Il culto della Madonna della Catena di Laurignano

Secondo lo studioso Rocco Liberti, il culto della Madonna della Catena ha origini assai remote a Laurignano, tra l'ottocentonovantasei e il millequattordici (896-1014), periodo in cui la città di Cosenza e i paesi limitrofi furono devastati dai saraceni. Il culto si esprimeva nella raffigurazione di uno schiavo incatenato ai piedi della Vergine, atto ad implorare lo scioglimento delle catene, simbolo della piaga della schiavitù che colpiva i cristiani quanto i musulmani. Con l'avvento dei normanni, svevi, angioini, aragonesi e la conseguente cacciata dei feroci saraceni, si determinò una situazione di tranquillità in Calabria, a tal punto che il culto alla Vergine venne meno progressivamente in gran parte del Meridione, per riprendere nei secoli successivi, quando il sud fu assalito dalla minaccia turca. Ciò accadde per i paesi delle coste esposti maggiormente al pericolo dell'invasione, e non per l'entroterra, eccezion fatta per Laurignano, dove avvennero miracoli e visioni, fenomeni che mantennero viva la devozione a Maria Vergine. A Laurignano ci fu la ripresa di tale culto nel 1301 in seguito ad un miracolo della Madonna, operato nei riguardi di Simone Adami, il mendicante cieco di Laurignano, il quale scoprì poi in una chiesa abbandonata l'effigie della Madonna con il simbolo della catena. Ciò era segno dell'oblio dello stesso culto che conobbe una rifioritura nel secolo successivo, per merito dell'eremita Fra Cassiano e di vicende della quale fu oggetto la tela venerata, portata a Roma da un monaco florense di Mendicino (Cs) per essere sottoposta a restauro. Altre vicende, dovute a pestilenze e a terremoti, provocarono un nuovo abbandono del culto mariano, rimesso poi in auge nel 1833 per ispirazione divina da Fra Benedetto di Grimaldi (Cs), venuto a Laurignano per ritirarsi in preghiera e in solitudine.

 

Madonna della Catena

C'è da notare che a Laurignano il legame con la persecuzione saracena non compare più. Nell'immagine, scoperta da Adami, è raffigurata una catena tra le mani della Madonna e non quindi di uno schiavo ai suoi piedi, come, invece è disegnata nell'immagine tradizionale comune. In epoca più recente, si nota che la Madonna con le stesse catene tiene legato satana. Tale particolare appare al nostro santuario.
Con Fra Benedetto, e ancor prima all'epoca di Simone Adami, non essendoci più la minaccia saracena, la Madonna fu invocata come liberatrice da ogni male, impersonato in satana, l'origine del male, rappresentato di conseguenza nelle immagini. Mentre in altri luoghi d'Italia il titolo di "Madonna della catena" venne cambiato in "Madonna del Soccorso", a Laurignano si è conservato il titolo della Madonna, in parte assimilata all'Immacolata. La catena lega ora satana, cui la Madonna, preservata dal peccato originale, schiaccia il capo. Il simbolo della catena al santuario si è ulteriormente arricchito: la catena che la Madonna stringe tra le mani è vista non solo come simbolo di scioglimento e di liberazione dal male (aspetto negativo), ma anche in senso positivo, di unione a Gesù. Il fedele a Laurignano invoca la Madonna soprattutto per raggiungere il senso stesso della propria liberazione, la comunione con Colui che è la fonte di ogni bene: Gesù. La Madonna diventa la via più ovvia e semplice per raggiungere il Signore. Attraverso la Madonna il fedele trova la comunione con Gesù, dal momento che ella è la Madre. Il fedele alla sua scuola potrà meglio capire il Figlio e raggiungere con lui il legame perfetto. Il titolo della catena, nella forma venerata a Laurignano, esprime in modo chiaro il ruolo materno della Madonna nei riguardi dell'umanità: aiuto nella lotta contro il male, difesa e guida del popolo cristiano nella via verso il bene, verso il Figlio Gesù.

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